Tutto è partito da un laboratorio a Napoli a Chiaradanza lavorando sugli opposti.
Sulla condizione del vivere quotidiano che ci scivola addosso quasi con indifferenza ma che scatena dentro di noi riflessioni. Su come attraversiamo velocemente le cose che poi lentamente affiorano alla mente fino a prendere corpo dentro di noi sotto forma di sogni... visioni...
Alleggerire il mondo che viviamo è stato il nostro compito, il nostro obiettivo.
Per un caso fortuito (ma sarà poi tanto fortuito?) la parola alleggerire in napoletano è sinonimo di digerire e può voler dire anche digerire un boccone amaro, mal sopportare...
Digerire questo mondo e tutte le sue brutture come la guerra, l'indifferenza, questo mondo che viviamo ogni giorno quando usciamo di casa, per strada e ci appare evidente un forte disagio e insieme un grandissimo stupore di fronte alla bellezza.
Abbiamo provato a ruttare questo disagio, a trascinarlo con noi sulla scena, nella nostra pratica di lavoro sul corpo e su noi stessi, nelle nostre improvvisazioni, nel nostro vivere quotidiano.
Ma anche a disfarsi di questo fardello per essere più leggeri e volare in alto.
Farsi leggeri per mettersi in cammino come nomadi,
e provare a perdere l'elastico e rotolare nel mondo come una biglia impazzita.
Dalla musica e dal caos, da noi e da tutto...
Soli nella moltitudine. |