“Se si usa la vita che continua, la tradizione, nel modo giusto, essa ci può dare le ali. Certo, se ci si ferma al passato diventa un fatto negativo, ma se ce ne serviamo come di un trampolino, salteremo molto più in alto che se partissimo da terra. Non vi pare?”
(Dal primo incontro di Eduardo con gli studenti dell’Università di Roma, Teatro Ateneo, 4 aprile 1981)

Eduardo è il nostro trampolino: le sue parole, l’atmosfera visiva e sonora delle sue creature ci hanno dato lo spunto per un nuovo percorso sicuramente più impegnativo e rischioso ma molto stimolante. La nostra ricerca tiene conto complessivamente dell’opera letteraria di Eduardo così come di materiali biografici e iconografici. La struttura portante è “Natale in casa Cupiello”. Il tentativo è quello di dare continuità ad un mondo che solo apparentemente può sembrare morto ma di cui invece si possono sentire ancora vivi gli echi, gli odori, i colori e i sapori.

Due zoccole alchimiste del ragù accolgono il pubblico e svelano le creature che prendono vita piano piano, svegliandosi in casa Cupiello – Babbaluck.
Concetta, Tommasino, Pasqualino e Lucariello sono creature universali che percorrono tutta l’opera di Eduardo e sono diventate le nostre guide. Attraverso loro sono emersi i nostri silenzi, le nostre parole e le nostre domande.

Perché non si possono toccare i testi di Eduardo?
Perché si ha paura di giocare con le sue parole?
Perché gli interrogativi eduardiani, che appartengono a tutti devono dormire nelle poltrone ronfanti degli “abbonati” teatrali?
Confrontarsi con la tradizione significa rispettarla e la si rispetta solo rendendola viva, si può anche sbagliare, ma fa parte del “giuoco”.